martedì 23 ottobre 2007

Le anime della sinistra

Il popolo della sinistra c'è, è grande, è molto più intelligente di tutti quelli che lo criticano e lo disprezzano. Ci avevano detto: ma come fate a fare una manifestazione che non è a favore del governo e non è contro il governo? Ci avevano detto: siete dei burocrati visionari, la manifestazione è impossibile. Invece noi eravamo un milione e la manifestazione è stata non solo possibile, ma è stata una delle più grandi manifestazioni di piazza degli ultimi anni. Perché? Perché i nostri critici non avevano capito che esiste un popolo della sinistra, che pensa, che vuole fare politica, che non ci sta a farsi chiudere in una logica da plebiscito, o da sondaggio: sei per Prodi o contro? Vuoi Veltroni o Letta? E' un popolo molto complesso, largo, con sensibilità e idee diverse, operaio, intellettuale e femminista, pacifista e ambientalista, gay e antimafioso e tante altre cose ancora. Cosa lo unifica? La critica al potere, la critica a una società tutta costruita sulle gerarchie: il comando del mercato, dell'impresa, il comando del maschio, il comando del "bianco ariano". Ieri questa sinistra ha saputo unirsi perché ha capito che se tutte le sue anime restano divise, se non si alleano, se non si mischiano, allora vincono i moderati, allora Berlusconi ha buon gioco, allora tutto si trasforma in un apparato di potere e sparisce la speranza della trasformazione. La politica italiana non potrà non tenere conto di questa grandiosa giornata di piazza, di massa. Una cosa, da oggi, è chiarissima: la sinistra non è una forza "complementare", che si aggiunge alle forze centriste per svolgere un ruolo di sostegno, subalterno, nella battaglia contro Berlusconi. La sinistra non è un battaglione in più, chiamato a sostenere un pezzo di borghesia che fa la lotta contro la borghesia berlusconiana. La sinistra, invece, è fortemente, chiaramente e assolutamente autonoma. E rappresenta in questo paese il punto di vista di chi crede che la battaglia politica sia da combattere sul terreno della precarietà e dei diritti di tutti. Adesso il governo Prodi deve scegliere. Vuole preoccuparsi di Dini o di noi? Se sceglie noi può vincere, altrimenti è perduto.E anche noi dobbiamo scegliere. Questo popolo chiede alla sinistra politica tre cose: radicalità, cioè rigore sulle scelte. Novità, cioè capacità di misurarsi con schemi nuovi, nuove culture, nuovi problemi. E unità, cioè superamento di divisioni vecchie e sciocche. Non deludiamolo questo popolo. Non deludiamo piazza San Giovanni.
Piero Sansonetti - 21/10/2007

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